giovedì 3 novembre 2011

Pier Paolo Pasolini...

Quando penso al film "Salò o le 120 giornate di Sodoma" la parola che mi viene in mente non è scandaloso, ma "disturbante"...perché quello che mi ha lasciato è una sensazione di rabbia mista a fastidio. E' come se mi si fosse incollata addosso una patina viscida. Puoi cercare di toglierla, ma rimane lo stesso...la sensazione di viscido non riesci a mandarla via. 
Puoi provare a non pensarci, ma quelle immagini ti si stampano nella mente. Credo che non ci sia nulla di più geniale e difficile al mondo che disturbare lo spettatore...obbligarlo a guardare, nonostante quello che sta guardando lo disgusti. Ho fatto fatica ad arrivare alla fine del film, la tentazione di premere sullo stop è stata forte, ma lo era altrettanto la necessità e il dovere di arrivare sino in fondo. Perché premere sullo stop era come negare qualcosa, era come far finta che qualcosa non fosse successo...non fosse avvenuto. Mi avrebbe fatto sentire in colpa. Costringere lo spettatore a guardare la crudezza, la brutalità, la violenza per quello che è...senza abbellimenti o edulcorazioni di sorta. Questo per me è stato il senso del film.

Per ricordare, ma soprattutto per non dimenticare...



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